martedì 5 settembre 2017

Palmaria: Masterplan e partecipazione




Abbiamo letto i documenti pubblicati nel sito della Regione Liguria relativi all’isola Palmaria, in particolare quelli che si riferiscono al Sito Unesco, agli Scenari di intervento e alle Attività affidate all’advisor tecnico e, per la parte comunicazione, alla Società Basi Comunicanti.

Il quadro che ne abbiamo ricavato non è confortante. Intanto emerge con chiarezza che non ci sarà un percorso partecipato ma solo comunicazione, timore che avevamo già espresso nella nota inviata a giugno in Comune e in Regione QUI. Leggiamo infatti che ci saranno “una serie di incontri dedicati a illustrare, approfondire e recepire eventuali istanze o suggerimenti”; ancora, il coinvolgimento avverrà “attraverso una comunicazione chiara e programmata”. 

Non si tratterà quindi di percorso partecipato ma solo di comunicazione condotta da facilitatori non neutri che si limiteranno ad illustrare le decisioni assunte mentre le proposte delle associazioni e dei cittadini saranno prese in considerazione solo se non interferiranno con il quadro complessivo già delineato. Che non si tratterà di percorso partecipato si evince anche dal curriculum dell’esperto incaricato, curriculum di tutto rispetto ma in altro campo, in quello appunto della comunicazione.
 
Il primo di questi incontri è previsto per l’11 settembre, lì vedremo come verrà impostato il cammino e saremmo ben lieti di ricrederci.


Entrando nel merito sia di quanto anticipato dalla stampa che di quanto finora pubblicato nel sito, abbiamo notato una singolare corrispondenza con il masterplan del 2007 che già prevedeva villaggi turistici al Pozzale e a Cala Carlo Alberto, funivie o cremagliere per raggiungere la vetta, ecc. I documenti pubblicati sul sito della Regione sono indicati come Fase 1 e di tutto questo ancora non si parla esplicitamente, ma già in quanto finora pubblicato abbiamo trovato alcune immagini e riferimenti chiaramente datati, oltre ad alcuni dati informativi non corrispondenti a verità come ad esempio laddove si dice che si vuole aumentare la conoscenza dell’isola “essendo l’isola stata per tanto tempo inaccessibile in quanto zona militare”. A memoria d’uomo l’isola fu inaccessibile solo per circa due anni durante la seconda guerra mondiale quando fu occupata dalle truppe tedesche. Con l’eccezione di questo solo periodo, Palmaria è sempre stata accessibile, molto apprezzata e amata da tutti gli abitanti del Golfo e non solo, che la hanno scoperta e conosciuta percorrendo a piedi i suoi sentieri e bagnandosi nel suo mare.

Sulla creazione di nuovi approdi abbiamo già espresso la nostra contrarietà così come siamo convinti che non serva nuova viabilità o, ancora peggio, una viabilità meccanizzata, ma sia invece fondamentale fare manutenzione a quella esistente, come chiesto anche dalla Pro Loco Palmaria. La stessa manutenzione e la stessa cura va rivolta ai sentieri che devono essere tutti aperti e accessibili.

Non ultimo, nell’affrontare un possibile intervento sulla Palmaria non si può prescindere dalle implicazioni derivanti dal contesto geografico in cui si trova: il rapporto con Porto Venere e soprattutto con il Golfo della Spezia.

Tra i documenti pubblicati sul sito della Regione c’è anche il Piano di gestione del Sito Unesco Portovenere, Cinque Terre e Isole. In uno dei primi paragrafi viene specificato che “l'obiettivo principale del Piano di Gestione è quello di assicurare l’effettiva protezione a lungo termine del territorio iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale e dei suoi valori, per le presenti e future generazioni.” Per garantire il raggiungimento di questo obiettivo è indispensabile “integrare e rendere coerenti con il Valore Eccezionale Universale e rispettosi delle caratteristiche materiali e immateriali che manifestano ed esplicitano tale valore i diversi livelli della legislazione, pianificazione e programmazione vigenti sul territorio del sito”. (il corsivo è nostro). 
 
Quello che abbiamo visto finora nelle ipotesi presentate si configura più come business, valorizzazione esclusivamente economica, sfruttamento e consumo piuttosto che come protezione, coerenza con i valori materiali e immateriali e sviluppo sostenibile. Sembra che si perpetui nel tempo l’azione di un “partito trasversale del cemento” che agisce autonomamente, guardando solo a interessi economici e non curandosi dell’ambiente, della cultura, delle conseguenze sociali degli interventi. Per quanto ne sappiamo finora, anche il Masterplan sulla Palmaria segue questa logica.

La nostra visione sul futuro dell’isola vuole mantenere intatti i suoi valori, da quello naturalistico a quello storico-culturale e questi sono i soli aspetti dei quali auspichiamo una maggiore conoscenza, ben diversa dalla “conoscenza di possibili fruitori e investitori”. Rifiutiamo la monetizzazione e la banalizzazione dell’isola, la sua omologazione a tanti altri luoghi, in sostanza un’isola che potremmo acquistare su un catalogo.

Apprezziamo l’impegno “consumo di suolo zero” e “recupero del costruito esistente”, vorremmo venisse aggiunto “non un solo albero abbattuto”. Siamo convinti però che, così espressi, non siano impegni del tutto tranquillizzanti: anche un cambio di destinazione d’uso, la vendita parcellizzata delle casette o ruderi esistenti o la destinazione di beni storici a usi impropri oltre che banali, avranno un forte impatto nella percezione complessiva dell’isola che influenzerà negativamente i diritti nostri e delle generazioni future.

In conclusione, non ci sembra che quanto sinora emerso in documenti e interviste o anticipato dalla stampa sia coerente con i principi che la Regione stessa ha posto come prioritari e principalmente i valori di un Sito Unesco, per cui chiediamo che, dopo un reale percorso partecipato, venga redatto un Masterplan che segua la logica della protezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale dell’isola Palmaria.





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