Territorio e Ambiente



1) Documento redatto dopo le alluvioni del 25 ottobre 2011 in Val di Vara, Val di Magra  e 5 terre

Colpa dei cambiamenti climatici? Anche, ma non solo.

Se i meteorologi prevedono da tempo che sempre più il Mediterraneo si andrà “tropicalizzando” con i fenomeni conseguenti (tifoni, piogge torrenziali, trombe d’aria, ecc.) cosa fa l’uomo? Continua nella sua opera di negazione del concetto di salvaguardia, tutela e protezione del territorio in cui vive: attraverso l’occupazione di ampie superfici vergini, per garantire “l’espansione delle città”, adottando atteggiamenti di emarginazione dei problemi di salvaguardia del territorio, sempre più considerati solo fastidi, impedisce, di fatto, il formarsi di una coscienza collettiva che possa in qualche modo favorire una svolta in materia di gestione del territorio.
Inseguendo costruzioni dissennate, non sostenendo finanziariamente le azioni virtuose di chi potrebbe dare un segnale positivo in materia di tutela, adottando comportamenti illegali nei confronti di norme specificamente emanate per evitare o mitigare i disastri,  si lasciano nell’incuria totale ampie zone del territorio, le colline, i boschi, i corsi d’acqua.
Oggi, con il ripetersi delle alluvioni, si sta facendo strada tra i cittadini più consapevoli la convinzione che l’impegno per la messa in sicurezza del territorio sia l’unica grande opera di cui il nostro paese ha veramente bisogno e, aggiungiamo, potrebbe creare posti di lavoro e produrre ricchezza vera.
Facciamo un banale esempio: rendere remunerativo l’impegno per la pulizia dei boschi, degli alvei dei torrenti, ecc. creerebbe posti di lavoro con cooperative che rivendano il legname o gli sfalci raccolti a centri di compostaggio, centri di lavorazione del pellet, o di legname, ecc.

Ci appelliamo alle Amministrazioni, Comunali, Provinciali, Regionali e Statali affinché, rinunciando anche a dare seguito a progetti già approvati, diano vita a programmi di pianificazione che possano condurre ad un notevole abbattimento, con l’obiettivo dell’azzeramento, dello sfruttamento edilizio del territorio, recuperando l’esistente, già ampiamente sufficiente per la popolazione. Una semplice indagine dimostra che anche nella nostra zona molte case costruite rimangono vuote e invendute, molti capannoni inutilizzati e molti box auto, ultima moda nelle costruzioni, invenduti dopo molto tempo.

E’ urgente uscire dalla logica perversa della sfruttamento economico del territorio quale unica soluzione per garantire “il progresso” rigettando la vergognosa possibilità di risanare i bilanci con gli oneri di urbanizzazione, considerando il territorio il più importante bene comune che va preservato per tutti e non ceduto alla speculazione di pochi.

O dobbiamo dirci “arrivederci alla prossima alluvione”?