Il Protocollo di Intesa del 1994
Una
breve premessa storica
Nel 1988 viene presentato da Snam un Piano che prevede di
arretrare gli impianti GNL verso monte, eliminando dalla vista i
serbatoi che vengono interrati nella Castellana, costruire una fascia
di pendio piantumato alto da 10 a 15 metri sul livello del mare che
congiungendo la punta del Fezzano con quella del Pezzino, possa
schermare nella visione lontana dal mare e dal golfo gli impianti
retrostanti.
L’adeguamento del sistema di ricevimento comporta la
costruzione di una nuova piattaforma per l’accosto e l’ormeggio
della nave gasiera. La nuova piattaforma è disegnata verso punta
Pezzino, collegata alla punta stessa e al vecchio pontile con una
passerella.
L’organico previsto a regime per questo nuovo impianto è di
130 persone (nel piano presentato dalla Snam al Ministero
dell’Industria l’organico è di circa 100).
Sui tempi di realizzazione c’è un contrasto Snam-Comune. La
Snam avanza la richiesta, in caso di sottoscrizione dell’accordo,
di procedere immediatamente allo smantellamento dei vecchi impianti e
alla realizzazione delle nuove strutture di gassificazione secondo il
progetto presentato nel 1988. Solo successivamente intenderebbe
procedere alla modifica dell’impianto così come descritto nel
Piano.
Il Comune ritiene che la prima fase di ristrutturazione debba
contemplare il posizionamento delle strutture nella versione
definitiva del progetto globale.
Il tempo previsto è 3 anni per la progettazione definitiva e 8
anni per la realizzazione con 1 anno di interruzione del lavoro dello
stabilimento.
Contro questo progetto, che gode del favore dell’Amministrazione
Comunale, Sindaco Talevi, e che viene presentato alla popolazione,
corredato da grafici e plastici, in assemblee pubbliche, si forma un
forte movimento contrario. Il Piano viene accantonato, rimane la
richiesta di ristrutturazione e ampliamento presentata dalla Snam nel
1987.
La Regione Liguria, con una nota del 19 aprile 1990 dichiara che
non sussistono incompatibilità tra i lavori richiesti nel 1987 e il
Piano Territoriale Paesistico.
Con nota 502 del 29 maggio 1990 il Ministero dei Lavori Pubblici
autorizza l’esecuzione “delle opere di carattere urbanistico e
tecnologico” richieste dalla società Snam nel 1987.
Nel
frattempo ci sono le elezioni amministrative. La nuova
Amministrazione Comunale, Sindaco Guida, presenta nell’estate 1990
ricorso al TAR, n. 1526/90, in cui fa domanda di sospensione degli
effetti dell’autorizzazione ministeriale all’esecuzione delle
opere paventando “pregiudizi gravi e irreversibili al contesto
ambientale e paesaggistico della zona territoriale interessata”.
Con ordinanza del 18 ottobre 1990, n. 951, il TAR Liguria
sospende i provvedimenti impugnati ritenendo la prevalenza “degli
interessi pubblici paesaggistici ed ambientali rispetto a tutti gli
altri interessi coinvolti”.
Contro questa ordinanza di sospensione la Snam fa appello
cautelare davanti al Consiglio di Stato con un atto del 31 ottobre
1990.
Il
ricorso non approderà mai alla decisiva valutazione di merito da
parte dei giudici perché nel frattempo Snam e Comune di Porto Venere
avviano una trattativa che condurrà al Protocollo di intesa
deliberato dal Consiglio Comunale il 25 luglio 1994, Sindaco Guida,
delibera n. 57.
Protocollo
di intesa deliberato dal Consiglio Comunale il 25 luglio 1994,
Sindaco Guida, delibera n. 57.
CONSIDERATO
che la Società Snam ha presentato una richiesta di autorizzazione ex
art. 81 D.P.R. 616/77 al Ministero LL.PP. per lavori riguardanti
interventi sui serbatoi (incamiciamento in cemento) e per la
sostituzione di un capannone;
CHE
la Regione ha in istruttoria detta pratica, per cui con nota del
27/10/93 ha richiesto al Comune e alla Snam “…preliminare
d’intesa tra la Snam e l’Amministrazione Comunale contenente le
indicazioni degli interventi di riqualificazione
paesistico-ambientale dell’area in questione, nonché delle fasi
principali di detta complessiva trasformazione assunta come obiettivo
ineludibile del Piano Paesistico”;
TENUTO
conto che, a seguito delle note vicende legate alle autorizzazioni
per la ristrutturazione dell’impianto, è da tempo in corso una
trattativa tra Snam e Comune concernente sia tempi e modalità di
permanenza dell’impianto GNL, sia i problemi della sicurezza e del
mantenimento dei livelli occupazionali;
CONSIDERATO
che il Comune di Porto Venere nell’elaborare la variante generale
di P.R.G. intende individuare soluzioni progettuali per la baia di
Panigaglia con destinazioni alternative rispetto all’attuale, anche
allo scopo di adempiere alle norme del Piano Paesistico, soluzioni da
realizzare - in funzione dello svincolo delle aree dalle esigenze
dello stabilimento – anche progressivamente attraverso atti di
pianificazione urbanistica a medio termine che assicurino la
gradualità degli interventi in vista della realizzazione degli
obiettivi prefigurati dal nuovo P.R.G.;
CONSIDERATA
la difficoltà, alla luce del rapporto di sicurezza “in itinere”
e della evoluzione della normativa sulla sicurezza degli impianti, di
definire con efficienza immediata le aree di rispetto e
conseguentemente le aree disponibili;
CONSIDERATO
altresì che in base ai principi tecnici generalmente riconosciuti
come risulta dall’allegata dichiarazione della Snam, le aree di
rispetto dei serbatoi in cemento armato sono sostanzialmente
inferiori – a parità di condizioni – alle aree di rispetto dei
serbatoi in lamiera metallica e che quindi la realizzazione
dell’incamiciamento in cemento comporterebbe un sicuro
miglioramento qualitativo della situazione ambientale e urbanistica,
che consentirebbe interventi di trasformazione in armonia con quanto
previsto da P.T.C.P.
Ciò
premesso si concorda che:
la
società Snam conferma l’impegno del mantenimento dei livelli
occupazionali già convenuto con le organizzazioni sindacali e
formalizzato con accordo in data 16.5.1994: a seguito dell’avvenuto
rilascio dell’autorizzazione ex art. 81 D.P.R. 616 di cui in
premessa, verrà attivata immediatamente la procedura di assunzione
del personale occorrente per le attività relative, dando precedenza
ai giovani residenti nel Comune di Porto Venere e in subordine nella
Provincia Spezzina, con modalità di accesso da definire con criteri
certi e trasparenti e richiedendo requisiti e titoli di studio
adeguati al posto di lavoro da ricoprire. Il Comune di Porto Venere
avrà facoltà di dare ampia pubblicità del numero e delle
caratteristiche dei posti di lavoro come risultanti dagli accordi
sindacali. I controlli del rispetto degli accordi dovranno essere
fatti d’intesa con le organizzazioni sindacali.
Snam
conferma la propria disponibilità alla destinazione ad usi
alternativi di aree risultanti libere da vincoli di sicurezza e non
utilizzate ai fini della attività dello stabilimento. Tale
destinazione avverrà in forma da concordarsi non appena completato
l’iter relativo al rapporto di sicurezza. Resta inteso che qualora
le necessità dello stabilimento dovessero richiedere l’utilizzo o
il vincolo di dette aree, Snam avrà diritto di provvedere in tal
senso, indennizzando eventuali terzi.
Le
parti si danno atto che l’intervento di sostituzione del capannone
si inserisce nella linea di realizzazione di attività alternative
che prefigurano il nuovo assetto del territorio.
Resta
inteso che le opere di cui all’autorizzazione citata in premessa
non comporteranno oneri o vincoli a carico del Comune in occasione
della trasformazione dell’area.
Il
Comune esprime parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione
richiesta dalla Snam, fermi restando gli impegni occupazionali e la
regolare prosecuzione delle procedure di assunzione già iniziata.
Rimane
ferma la prosecuzione del confronto globale tra Snam e Comune sui
tempi e modi di dismissione dell’impianto costituendo il presente
atto una prima fase della complessiva trattativa.
Il progetto presentato nel 2007. Osservazioni
Il Sistema Golfo, l’effetto domino e i rischi ambientali
- il porto commerciale che continua a crescere e ha abbondantemente superato il milione di teus l’anno;
- il porto militare che, a detta dell’Ammiraglio Paoli, rimane una base strategica per la Marina Militare, pedina fondamentale nel nostro dispositivo di difesa. Nel porto militare attraccano anche unità a propulsione nucleare tanto che La Spezia è uno dei pochissimi porti italiani in cui esiste un Piano di Emergenza Nucleare (del quale la popolazione non sa assolutamente nulla). Per la presenza dell’Arsenale Militare e della base del Varignano, il Golfo è spesso teatro di esercitazioni aeree con elicotteri della M.M.
- il balipedio della Marina Militare, presso Punta Castagna, nel quale si svolgono esercitazioni di tiro sia in galleria che da terra verso mare, nonché un poligono di tiro per le navi militari
- l’attività cantieristica concentrata soprattutto sulla sponda est del Golfo;
- le attività crocieristiche con l’arrivo di grandi navi da crociera che trasportano più di 60.000 passeggeri l’anno;
- le attività diportistiche che contano già oltre 4000 posti barca in porticcioli privati o in catenarie di associazioni o di Comuni, altri porticcioli sono in fase di ultimazione;
- le attività marittime collegate alla mitilicoltura, alla piscicoltura e alla pesca.
Il rigassificatore di Panigaglia
Le sue origini e la sua storia
I lavori nella baia di Panigaglia, nel Comune di Porto Venere, sono iniziati nel 1967 dopo che Snam aveva ottenuto la concessione demaniale dell’area (che fino a quel momento era stata in buona parte zona militare e aveva ospitato una polveriera) e aveva acquistato i terreni privati intorno alla baia. Il primo progetto presentato dalla società prevedeva 6 serbatoi per una capacità totale di 300.000 m3 ridotti poi a 200.000 e ancora, nel progetto finale, a 100.000. I lavori nella baia iniziano nel 1968, nel 1971, la società stipula un contratto ventennale con la Libia e il rigassificatore inizia a funzionare. Sempre nel 1971 c’è un incidente a un serbatoio, causato da una fenomeno chiamato rollover: si deformò un coperchio per la forte pressione interna al serbatoio causando la fuoriuscita di una grande quantità di gas che rimase in aria per alcune ore.
Nel 1987 la Società presenta un progetto di ristrutturazione dell’impianto di Panigaglia per poter lavorare Gnl leggero che prevedeva anche lo spostamento dei serbatoi di stoccaggio del GNL in cavità sotterranee realizzate sotto il monte Castellana. Snam ottiene solo la possibilità di sostituire i vaporizzatori e alcune parti dell’impianto per poter lavorare gnl leggero.
Nel luglio 1994 viene sottoscritto un Protocollo di Intesa tra la Snam e il Comune di PV nel quale la Società si impegna a mantenere il livello occupazionale e conferma la propria disponibilità alla destinazione ad usi alternativi di aree risultanti libere da vincoli di sicurezza e non utilizzate ai fini delle attività dello stabilimento. Il protocollo termina con la seguente frase: “Rimane ferma la prosecuzione del confronto globale tra Snam e Comune sui tempi e modi di dismissione dell’impianto costituendo il presente atto una prima fase della complessiva trattativa”. A questo impegno, come a quello sul livello occupazionale, non è mai stato dato seguito.
Nel giugno 2007 GNL Italia, società controllata al 100% da Snam e costituita nel 2001 per gestire le attività del rigassificatore di Panigaglia, presenta un Piano di ammodernamento e adeguamento che porta la capacità dei serbatoi da 100.000 a 240.000 metri cubi più una serie di altri interventi che dovrebbero consentire l’attracco di gasiere molto più grandi. La lotta contro questo progetto coinvolgerà tutti i comuni del Golfo e produrrà un Reclamo alla Commissione Europea, una Petizione al Parlamento Europeo e una lettera alla Protezione Civile.
Questo progetto viene accantonato e tutto sembra fermarsi fino a quando, nel febbraio 2015, nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea viene pubblicato un Avviso di Gara a procedura ristretta proposto da Snam Spa e avente oggetto “Servizi di ingegneria per studi di fattibilità e pre-fattibilità per la fornitura servizi di tipo Small Scale LNG presso il Terminale GNL di Panigaglia”. La gara è vinta da una associazione temporanea di Imprese composta dalla genovese D’Appolonia e dalla belga Tractebel e il 16 dicembre 2019 il progetto viene presentato al Ministero.
Come è oggi
L’impianto è costituito dal pontile per l’attracco delle navi metaniere, dai serbatoi di stoccaggio del Gas Naturale Liquefatto, GNL, dai vaporizzatori che permettono di riportarlo allo stato aeriforme e immetterlo nella rete nazionale di gasdotti. Attualmente ha una capacità di rigassificazione di 3,4 miliardi di m3 anno, nel 2022 sono stati rigassificati 2,24 miliardi di m3 con un aumento del 112,9% rispetto al 2021.
Il pontile è lungo circa 500 metri e accoglie metaniere con una capacità di carico di 65000/75000 m3. Il gas liquefatto viene trasferito dalla metaniera ai serbatoi attraverso bracci di scarico e una condotta che passa lungo il pontile. I due serbatoi di stoccaggio hanno una capacità complessiva di 100.000 m3 , in essi il gas liquefatto viene mantenuto a una temperatura di -160° C e ad una pressione di poco superiore a quella atmosferica. La vaporizzazione viene ottenuta mediante 3 vaporizzatori a fiamma sommersa che utilizzano una piccola parte di gas per aumentare la temperatura del gnl. Una volta rigassificato, il metano, con opportune correzioni, viene immesso nella rete nazionale. Un gasdotto parte dalla baia di Panigaglia, percorre le colline sopra Spezia, gira intorno al golfo e poi, passando per la Lunigiana, si dirige alla Pianura Padana
Un lungo paragrafo andrebbe dedicato al Piano di Emergenza Esterna che riporta sia la descrizione dell’impianto che le norme di comportamento in caso di incidente. E’ un aspetto molto importante, che riguarda la sicurezza dei cittadini, il rispetto per loro e per il territorio e il loro diritto ad essere informati, così come prescrivono le leggi che in Italia hanno recepito le Direttive Europee cosiddette “Seveso”. Abbiamo toccato con mano, nel corso del quasi incidente del 28 agosto 2023, quando un fulmine ha incendiato il gas che stava fuoriuscendo dal vent provocando una palla di fuoco che è stata vista e filmata anche dall’altro lato del Golfo, che le prescrizioni di questo Piano non sono state applicate e soprattutto è mancata la comunicazione ai cittadini da parte del Comune di Porto Venere.
Rimandiamo al sito della Prefettura
https://www.prefettura.it/FILES/AllegatiPag/1189/PEE_GNL_2020-22.pdf
e ai post pubblicati sul blog dell’Associazione Posidonia
Come diventerà
Il progetto di small scale e truck loading presentato al Ministero nel 2019 prevede:
- la realizzazione di 4 baie di carico per la caricazione delle autocisterne;
- il rifacimento dell’esistente pontile secondario per l’approdo del Ro-Ro Ferry elettrico che trasporta 4 autocisterne per volta da e per il porto della Spezia ;
- l’installazione di 3 pompe di rilancio per consentire il trasferimento del GNL stoccato nei serbatori esistenti del terminale verso le baie di carico;
- l’adeguamento della strada interna al terminale per rendere possibile il transito delle autocisterne/isocontainer, la realizzazione di un fabbricato di attesa e controllo e la creazione di due aree di sosta per le autocisterne che devono essere caricate.
Questo per quanto riguarda i lavori interni alla baia. E’ previsto l’attraversamento della
rada portuale del Ro-Ro che trasporta le autocisterne con sbarco, sembra, al pontile Enel. Il numero massimo di viaggi previsti in un giorno è 13, per un totale quindi di 52 autocisterne
A questo progetto si aggiunge un potenziamento dell’impianto autorizzato nella primavera 2022 che prevede l’arrivo di circa 90 metaniere l’anno per aumentare la capacità di rigassificazione del terminale. Per nessuno di questi progetti o potenziamenti è stato ritenuto necessario applicare la procedure di VIA ordinaria.
Un ulteriore progetto è stato presentato nell’estate 2022 e prevede lavori al pontile principale per dotarlo di nuove briccole per bettoline di taglia più piccola di quella delle metaniere che attualmente attraccano. Queste bettoline dovranno essere ricaricate con gnl prelevato dai serbatoi, con un processo inverso a quello attuale, che rimarrà in funzione, per potere in futuro rifornire navi da crociera, portacontainers e fare la spola con la Sardegna. Si tratta quindi di una nuova funzione che si aggiungerà a quelle presenti oggi nella baia e aumenterà considerevolmente i rischi di incidente nella baia di Panigaglia e nel Golfo.
Le quattro baie di carico con le pompe per il trasferimento del GNL saranno situate, secondo progetto, a ridosso del promontorio del Pezzino, molto vicine alla strada che collega Spezia con Porto Venere che già in quel tratto, per la vicinanza ai serbatoi, è inserita nella zona 2, la zona di danno, cioè una zona in cui un eventuale incidente, per incendi stazionari, miscela di gas o vapori infiammabili, evaporazione da pozza, getto di fuoco, incendio da recipiente, produrrebbe possibili effetti gravi alle persone.
Anche all’interno della rada portuale aumenteranno i rischi sia per l’aumentato transito di metaniere sia per i previsti 13 viaggi giornalieri del Ro.Ro.
Le autobotti caricate a Panigaglia si dirigeranno verso il pontile Enel per essere lì sbarcate. Il Ro-Ro con 4 autocisterne cariche di gnl a bordo intersecherà per 13 volte al giorno tutto il traffico delle imbarcazioni da diporto in ingresso e in uscita dai porticcioli di Fezzano, Cadimare e San Vito, i movimenti delle navi in ingresso e in uscita dalla rada dell’Arsenale Militare, la rotta delle imbarcazioni in ingresso e in uscita dal Porto Mirabello e dai pontili davanti la passeggiata Morin nonché tutti i battelli che dalla passeggiata Morin fanno servizio turistico verso Lerici, Porto Venere, 5 terre e isole. Intersecherà inoltre la rotta, in ingresso e in uscita, delle navi da crociera e delle portacontainers, coinvolgendo anche il loro spazio di manovra.
Il rischio terrorismo, che è già alto per lo stabilimento a terra essendo i rigassificatori considerati obiettivi sensibili, aumenterà considerevolmente per il traffico di gnl su autobotti attraverso il golfo. Il traffico che andrà a affiancare o intersecare il Ro.Ro renderà difficoltoso il controllo e la possibilità di attentati terroristici aumenterà esponenzialmente coinvolgendo l’intero golfo e la città.
La concessione del pontile di sbarco delle autobotti è stata richiesta fino al 31 dicembre 2035, ben oltre la data, 2030, fissata il 9 novembre 2022 dal Parlamento Europeo varando il pacchetto Pronti per il 55% che prevede una riduzione di almeno il 55% delle emissioni in attesa del raggiungimento della neutralità climatica prevista per il 2050.
Contro questa modifica e potenziamento dell’impianto si sono espresse con note, osservazioni e comunicati numerose associazioni e comitati del Golfo, a cominciare dall’Associazione Posidonia e da Legambiente, rimarcando non solo la pericolosità di un impianto Seveso all’interno di un Golfo densamente abitato e trafficato, ma mettendo prima di tutto in evidenza l’assoluta necessità di abbandonare le fonti fossili e di promuovere invece l’uso di energie pulite e rinnovabili per realizzare quella transizione energetica di cui il pianeta e il clima hanno assoluta necessità.
Per approfondire vedere su https://posidoniaportovenere.blogspot.com i post con etichetta Panigaglia
Emergenza climatica: cosa si sta facendo, cosa bisognerebbe fare
Cosa si sta facendo
La guerra Russia-Ucraina è stata cinicamente sfruttata dalle multinazionali del gas, comprese Eni e Snam, per cambiare gli scenari geopolitici di approvvigionamento. L’attentato al gasdotto Nordstream ha “aiutato” in questo senso, non più forniture dalla Russia (anche se non sono chiusi del tutto i tubi come una certa narrazione vorrebbe far credere) ma forniture da USA e Africa mediterranea, in particolare Algeria.
L’Italia, almeno dai governi Conte in poi, ha impresso una forte accelerazione al piano per divenire un hub del gas con progetti di nuovi rigassificatori, nuovi depositi GNL, trivellazioni in Adriatico e gasdotti lungo la dorsale appenninica, terre altamente sismiche. Molto importanti anche i costi di approvvigionamento del gas.
- Nuovi rigassificatori. Molti sono i problemi per l’ambiente: per poter caricare una metaniera serve un impianto di liquefazione nel porto di partenza che renda liquido il gas portandolo a una temperatura di -160°; le metaniere che attraversano il mare Mediterraneo o gli oceani emettono metano in atmosfera, hanno un forte consumo di carburante (contrariamente a quanto si potrebbe pensare non utilizzano il gas come carburante ma diesel normale), quindi emissioni sia di NOx che di metano; occorre poi un impianto di rigassificazione nel porto di arrivo, che riporti il gnl allo stato gassoso aumentando di circa 600 volte il suo volume, e i gasdotti che distribuiscano il gas.
- Nuovi depositi GNL. In ambito costiero è prevista la costruzioni di nuovi depositi GNL, cioè grandi serbatoi in cui immagazzinare il gas metano liquefatto in attesa del suo utilizzo (principalmente per rifornire camion o navi alimentate a metano liquefatto).
- Trivellazioni in Adriatico. Si deroga alla norma per la quale non si può trivellare entro 12 miglia dalla costa e si investono inutilmente milioni di euro per ricercare gas in giacimenti che sono poco più di una puzzetta (tranne un paio davanti al Polesine) e che si esauriranno subito. I giacimenti nel mare Adriatico, così come i pochi in terra, sono piccolissimi, non collegati tra loro e quindi servirà una trivella per ogni giacimento
- Gasdotti. Si prevede di sconvolgere il territorio italiano anche in zone altamente sismiche come quelle dell’Appennino centro meridionale per costruire nuovi gasdotti che dal sud Italia porteranno il gas oltre le Alpi in Europa.
- Costi. Oltre ai costi degli investimenti nelle opere di cui sopra, ci sono i costi di acquisto del gas o del GNL. Mentre il costo del gas che viaggia nei gasdotti è spesso fissato da contratti a lungo termine, il costo del GNL viene contrattato quasi nave per nave alla borsa di Amsterdam ed è soggetto a speculazioni.
Impatto sull’ambiente e conseguenze sul clima
In America il gas viene estratto con la tecnica del fracking, fratturazione della roccia sotterranea con getti d’acqua ad alta pressione. Questa tecnica è devastante per il territorio, provoca enormi danni ambientali, provoca terremoti, utilizza moltissima acqua che poi non può essere riutilizzata in quanto contaminata. Ogni pozzo occupa in media 3,6 ettari di territorio e richiede dai 10 ai 30 milioni di litri di acqua. I pozzi di fracking si prosciugano in fretta quindi per mantenerli attivi è necessario trivellare continuamente. E’ stato calcolato che alla fine del 2015 ci fossero negli Stati Uniti 1.700.000 pozzi di fracking attivi.
I vaporizzatori che riportano il gas liquefatto allo stato gassoso emettono NOx, ritornando al rigassificatore di Panigaglia è come se ci fossero nella baia automobili con il motore acceso 24 ore su 24. Non solo ma i rigassificatori, che siano a circuito aperto o chiuso, utilizzano grandi quantità di acqua di mare che poi rigettano in mare più calda, se sono a circuito chiuso, o più fredda, se sono a circuito aperto, e in ogni caso mescolata a grandi quantità di ipoclorito di sodio, la comune niveina, con grave danno all’ambiente marino.
Tutti gli impianti di liquefazione e di rigassificazione, le metaniere e i gasdotti, emettono gas in atmosfera, per emissioni volute o fuggitive, dando un importante contributo al riscaldamento globale e alla crisi climatica dal momento che il metano ha un potere climalterante ben superiore a quello della anidride carbonica, alcuni studi dicono addirittura 80 volte superiore. Nel 2020 l’impianto di Panigaglia ha emesso 786 tonnellate, pari a 1,3 milioni di metri cubi di gas, per normale esercizio di impianto, come scritto dalla Società.
E’ ormai dimostrato che il metano contribuisce al surriscaldamento globale, quindi anche al riscaldamento dei mari provocando perdita di biodiversità, eventi estremi di tipo ciclonico che in Italia sono aggravati dalla cementificazione del suolo, sia in pianura che in collina, e da errate pratiche nella gestione dei corsi d’acqua.
Sono quindi impianti con un forte impatto ambientale che portano vantaggi solo ai portafogli delle grandi società, in Italia Eni e Snam, come si vede chiaramente dai loro bilanci annuali
Un problema di democrazia
Teorizzare l’emergenza energetica, dichiarare la strategicità di rigassificatori e gasdotti ha portato all’emanazione di leggi e decreti che poco hanno a che fare con la democrazia partecipativa e con il rispetto per i cittadini e per il territorio.
Ci limiteremo a commentare l’art. 5 e l’art. 12 del Decreto Legge n. 50 del 17 maggio 2022 convertito con modificazioni con la Legge 91 del 15 luglio 2022, Disposizioni in materia di energia e imprese.
L’articolo 5, Disposizioni per la realizzazione di nuova capacita' di rigassificazione, stabilisce che “le opere finalizzate all’incremento della capacità di rigassificazione nazionale …. costituiscono interventi strategici di pubblica utilità, …..Per la realizzazione delle opere e delle infrastrutture connesse … sono nominati uno o più Commissari straordinari di Governo”.
Le parole chiave sono strategicità e commissario e qui è racchiusa la fregatura ai danni dei cittadini. Per la costruzione di queste opere l’autorizzazione è rilasciata dal Commissario con un procedimento unico, si applica l’esenzione dalle valutazioni ambientali, è sufficiente una semplice comunicazione alla Commissione europea. L’autorizzazione del Commissario va in deroga alla conformità urbanistica e paesaggistica, ha effetto di variante degli strumenti urbanistici, di variante al piano regolatore portuale, assoggetta l’area a un vincolo preordinato all’esproprio. I margini per la partecipazione dei cittadini si restringono, ci sono 30 giorni dalla pubblicazione del progetto, quasi sempre costituito da molte centinaia di pagine di relazioni e dati che i cittadini devono esaminare, per presentare Osservazioni puntuali.
Questa gestione commissariale è altamente antidemocratica, toglie trasparenza alla procedura, aggira le leggi che in Italia hanno recepito le Direttive Seveso e rende quasi impossibile per i cittadini intervenire su decisioni che riguardano il loro territorio e la loro stessa vita.
Infine, “al fine di limitare il rischio sopportato dalle imprese di rigassificazione che realizzano e gestiscono le opere e le infrastrutture è istituito …… un fondo pari a 30 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2043”. Nell’articolo 5 bis, introdotto nella conversione in legge del Decreto, si stanziano ulteriori fondi.
In sintesi, il governo italiano, dopo che il Parlamento Europeo ha approvato il 7 ottobre 2021 non solo il raggiungimento della neutralità climatica, zero emissioni, nel 2050, ma anche una riduzione delle emissioni del 60% entro il 2030, si impegna a dare fino al 2043 incentivi per 30 milioni l’anno alle imprese che costruiscano infrastrutture per continuare a utilizzare fonti fossili.
Cosa invece bisognerebbe fare
Non è più procrastinabile l’abbandono delle fonti fossili, occorre diminuire ancora il loro utilizzo. Il consumo di gas, complice il riscaldamento globale, già nel 2022 è sceso in Italia del 9,8% rispetto al 2021 e nei primi sei mesi del 2023 è sceso del 16,5% rispetto ai primi sei mesi del 2022. https://dgsaie.gov.it Statistiche energetiche e minerarie. Gas naturale
Parallelamente andrebbe incentivato l’uso di energia da fonti rinnovabili e promuovere le comunità energetiche. Sono invece fermi al Ministero in attesa di VIA (Valutazione Impatto Ambientale) centinaia di progetti (Legambiente ne ha censiti 1364 nel report pubblicato a marzo 2023) che riguardano sia il fotovoltaico o l’agrivoltaico che l’eolico.
Secondo Terna fino a ottobre 2022 erano pervenute richieste di autorizzazione per impianti eolici e solari sulla terra ferma pari a 130 GW cui vanno aggiunti 22,7 GW da impianti eolici off shore, quindi più di 150 GW quando, per centrare l’obiettivo della transizione energetica, all’Italia sarebbe sufficiente installare 80 GW di rinnovabili entro il 2030. Terna ha già dato parere positivo di allaccio alla rete elettrica per la maggior parte degli impianti proposti.
Report Legambiente “Scacco matto alle rinnovabili 2023”
https://www.legambiente.it/wp-content/uploads/2021/11/Scacco-matto-alle-rinnovabili_report-2022.pdf
Anche l’Europa si è mossa, con il voto del Parlamento Europeo citato sopra, fissando obiettivi climatici per il 2030 e il 2050
Obiettivi climatici e politica esterna dell'UE - Consilium (europa.eu)
ma l’impegno per far rispettare questi obiettivi è stato per ora molto tenue e ambivalente
E’ nata una Rete nazionale, RETE NoRigass NoGNL, formata da cittadini, associazioni e comitati di tutte le Regioni italiane che si oppone al prolungare l’uso delle fonti fossili. La Rete chiede che i finanziamenti stanziati dalla legge 91/2022, art.5 comma 8, quei 30 milioni di euro l’anno citati sopra, vengano indirizzati invece verso la ricerca e la costruzione di impianti per le energie rinnovabili. Solo così si potranno ridurre le emissioni climalteranti responsabili della grave emergenza climatica che sta causando al nostro pianeta aumento della temperatura della terra e dei mari, sconvolgimento degli ecosistemi, desertificazione del suolo, siccità, improvvise alluvioni e soprattutto perdita di vite umane e gravi problemi sociali.
28 settembre 2023