PALMARIA,
LA BELLA SFREGIATA.
Presso alcune tribù o presso alcuni clan la minaccia o addirittura l’azione dello
sfregio è usata per dominare la donna e per piegarla al proprio volere, o anche
per avviarla alla prostituzione.
I contestati lavori sulla costa interna dell’isola della
Palmaria di fatto hanno un analogo effetto nei confronti della natura profonda
dell’isola, facendogli perdere il suo fascino originario, buttandola sul
mercato del turismo di massa.
Questa arroganza violenta è il male peggiore che questo
territorio ha dovuto subire in questa occasione.
Ma al di là delle allegorie cerchiamo di capire quale è la
situazione in questo momento estremamente delicato per questo territorio così strategico e di
così alto valore.
Le opere eseguite,tra l’altro in maniera grossolana, senza
alcuna attenzione alla delicatezza dei luoghi, e formalmente discutibili, in
realtà, pur gravi in sé, sono ancora più gravi in quanto vanno a predeterminare
gli assetti futuri dell’isola ponendo una grave ipoteca sulle sue destinazioni
future.
Ciò è particolarmente grave perché in realtà, né a livello
degli esperti, né a livello degli amministratori, né tantomeno a livello delle
popolazione e dell’opinione pubblica si è mai svolto un dibattito approfondito sia sulla natura dell’isola, sia sulle
possibili sue destinazioni e sulle sue possibili alternative, e quindi sulle
modalità per ottenere gli eventuali obbiettivi prefissati.
Abbiamo
detto “dibattito approfondito”, che purtroppo è del tutto mancato.
Abbondano invece paradossalmente materiali istruttori per il
Parco e per il Sito Unesco, che però
hanno avuto fino a questo momento, l’esito
di fare solo da foglia di fico per gli interessi e le manovrette locali, e che hanno contribuito, questo sì
sensibilmente, ad alzare il valore
immobiliare di tutti i territori circostanti.
La questione diviene ulteriormente controversa e
contraddittoria se si considera che l’isola fa parte di quel vastissimo ed
eccezionale patrimonio pubblico in via di dismissione da parte della Marina e
dello Stato. L’operazione dismissione
avviene in generale senza alcuna trasparenza e senza che vi sia stata
nessuna presa d’atto dello straordinario valore dei territori dismessi, trascurando
completamente quelle che avrebbero dovute essere le politiche di ritorno di
quei territori all’uso pubblico o comunque all’uso delle Comunità interessate,
in quanto Bene Comune, così come furono acquisiti dallo Stato nell’interesse
della difesa della Nazione.
Anche sotto questo profilo l’isola Palmaria può allora essere
assunta come un punto di riferimento importante e potrebbe essere considerata
un caso esemplare da valutare con attenzione prima di qualunque intervento che
pregiudichi gli esiti complessivi, ovvero che mostri la gravità di agire
avventatamente.
Dunque sulla Palmaria convergono oggi molteplici aspetti e
contraddizioni che varrebbe la pena di prendere in considerazione in ogni loro
aspetto e di approfondire sia scientificamente che partecipativamente, per
evitare la banalizzazione e quindi la distruzione delle sue potenzialità più
profonde e di quelle di lungo periodo.
Potremmo allora proporre di aprire finalmente questo “dibattito approfondito” che finora è
mancato, anche con qualche prima valutazione da avanzare anche in questa
occasione.
Proviamo allora a
dare un primo parziale contributo, cercando di individuare alcuni punti fissi
di riferimento. Questi possono essere forniti tramite alcune riflessioni
paesistiche sperimentali, che intendono peraltro di andare al cuore della vera natura della Palmaria.
Da esse, come vedremo, l’isola appare sempre caratterizzata
da una doppia condizione, da un lato quella di una rara bellezza, e
contemporaneamente e dall’altro, quella di una intrinseca estesissima fragilità.
Bellezza e Fragilità
sono le connotazioni di questo luogo singolare, e da questa quindi ne dovrebbe discendere
l’estrema delicatezza e circospezione con la quale si dovrebbe trattare questo luogo
così particolare.
I punti fissi delle riflessioni paesistiche sperimentali:
-
Insularità,
Può sembrare ovvio, ma proprio il fatto di essere un’isola
(la maggiore della Liguria) ma di essere contemporaneamente molto prossima alla
costa ne fa un luogo raro, ma al tempo stesso “fragile”proprio nella sua
insularità. Così Il canale di Portovenere diviene allora un ambiente
delicatissimo, sia sul mare che sulla terra, che sull’isola. E’ qui invece che
si sono concentrate le maggiore alterazioni di questi ultimi anni (massicciate
a terra, interventi sull’isola), con nefasti esiti.
Il fascino della Palmaria è quello di essere separata ,
“isolata”, segreta, una meta
raggiungibile solo con la navigazione. Ogni tentativo di avvicinamento
improprio non fa che banalizzare l’isola stessa
D’altra parte
“l’isolamento” anche dal punto di vista naturalistico è quello che
garantisce la biodiversità, bene prezioso e sempre più raro. Queste considerazioni valgono anche per il
mare che circonda in varie forme l’isola stessa.
-
Complessità
L’isola si presenta peraltro con diversi aspetti sui suoi
diversi fronti a mare, ed anche nel suo
interno vi sono situazioni assai diverse sia naturali che dovute alle vicende
storiche. Altrettanto può dirsi per i fondali che la circondano, sia per le
loro diversità di ambiente, sia per la natura dei flussi e delle correnti. Siamo
dunque in presenza di un compressissimo Microcosmo, con delle straordinarie
variazioni di paesaggio e di situazioni ambientali, tutte diverse e tutte di
grande pregio (basti pensare delle grandi falesie sul mare aperto, alla macchia
mediterranea così diffusa, alle grotte preistoriche e alle costruzioni militari
e storiche, all’isola del Tino e del Tinetto, alle coltivazioni interne, etc,).
Ma il microcosmo è veramente piccolo, e vive della sua articolazione
morfologica estrema. Questa ci appare allora come la fragilità della ricca ma
minuta complessità dell’isola.
Anche questa condizione richiede la massima attenzione, e
così operazioni possibili in altre situazioni qui non sono ammissibili. Per
esempio ipotizzare una viabilità interna, per quanto raffinata e “sostenibile”,
farebbe saltare tutti i delicati equilibri tra le diverse parti del microcosmo
, rischiando di stravolgere tutti i rapporti ambientali, ecologici, e
paesistici dell’intera isola, con un danno ambientale ed economico
irrecuperabile.
Usi multipli
Proprio la natura complessa dell’isola ha introdotto nel
tempo una serie di usi differenziati e assai particolari di ogni risorsa.
Questo fatto è stato ulteriormente accentuato dagli usi militari dell’isola
stessa, che hanno ancor più specializzato gli usi dell’isola . E’ evidente , di
conseguenza l’alta potenzialità di uso dell’isola ma anche la fragilità di una
tale situazione.
Anche sotto questo profilo dunque introdurre usi impropri o
peggio trasferiti da modelli consumistici, rischia di alterare
irrimediabilmente l’isola, snaturando e banalizzando il suo patrimonio
antropologico e di fruibilità diffusa ma
assai delicata.
-
Antropizzazione diffusa
Un’ulteriore conseguenza del punto precedente, accentuata
dall’uso militare secolare, è quella del fenomeno di uso temporaneo, stagionale,
dell’isola stessa . Seppure con modalità diverse, nei vari periodi storici, di
fatto l’isola è stata abitata stabilmente da pochissime persone, e non vi è mai
stato un insediamento significativo, Del
resto il rilievo napoleonico dimostra
chiaramente che questa caratteristica è di antica data. In realtà si potrebbe
avanzare l’ipotesi che l’isola fosse una sorta di “bene civico” delle
popolazioni abitanti i Borghi Marinari (Portovenere, Le Grazie, Fezzano,) che
usavano stagionalmente quei territori,
li coltivavano (in terra e in mare) e ne usufruivano comunitariamente.
Nel momento attuale di cambio di fruizione del bene, con le
dismissioni militari, si assiste ad una fase di accaparramento dei beni, senza
il minimo controllo pubblico, e senza alcuna valutazione e senza alcun piano di
riuso e di fruizione dei beni e delle risorse dell’isola, il che è
particolarmente increscioso trattandosi di un parco regionale , e quindi di un
territorio di interesse pubblico.
-
Relazioni
ambientali, paesistiche turistiche, con la Penisola Cinqueterre/Portovenere.
L’Isola Palmaria è
anche il terminale della penisola o promontorio che dalle Cinque Terre si
allunga nel Mare Ligure , fino al Tinetto. Vista in questo contesto geografico
paesistico essa acquista un’ulteriore valenza, quella di un incontro sempre più
sfumato e rarefatto tra Terra e Mare, e proprio la sua natura aspra,
selvaggia e a basso livello di
antropizzazione fa del piccolo arcipelago
finale lo straordinario completamento di questa terra di grande significato, e
di questo mare circolante.
Non per niente queste isole fanno parte di un parco, che
peraltro è rimasto sulla carta e che non sembra affatto cogliere questi aspetti
fondamentali della sua stessa natura. Senza una comprensione della sua stessa
qualità difficilmente si potrà pensare a politiche di sostenibilità attiva di
questo bene unico.
-
Relazioni ambientali, paesistiche, turistiche,
con il Golfo della Spezia
Infine è naturale
ricordare che l’isola con il suo piccolo arcipelago è una parte significativa e
fortemente caratterizzante dell’intero Golfo della Spezia, proprio nella sua
apertura a mare. Questa particolare configurazione fa dell’isola un elemento di
valore strategico non solo come lo fu intermini militari, ma ancor oggi in
termini ecologici e paesistici. Il riconoscimento di questo suo ruolo è assai
scarso, e sarebbe viceversa del massimo interesse. Infatti sotto entrambi gli
aspetti l’isola è caposaldo di sistemi di relazioni ecologiche vitali e
paesistiche intense che riguardano molteplici altri riferimenti costieri,
marittimi ed anche lontani, si pensi per tutti ai reciproci rapporti visivi e simbolici, con le Alpi Apuane ed il,
M,Sagro., ovvero con Vezzano Ligure e S.Venerio che un tempo dominava le
relazioni con l’isola.
Tutte queste relazioni sono oggi trascurate e ignorate, e
rischiano di essere compromesse da scelte banali e devastanti, che svilirebbero
i contesti territoriali e quindi le loro capacità relazionali.
-
Occorre
lanciare una nuova politica paesistica
Proprio il binomio bellezza fragilità , enormemente esaltato
dalla pericolosità della fase in corso che aumenta a dismisura la fragilità
antropica indotta sull’isola, ci spinge a proporre di aprire una fase di
riflessione, di approfondimento e di moratoria sull’isola , a cominciare dalle
opere dello “Sfregio”, assolutamente da fermare e se possibile da eliminare,
dando comunque inizio ad una fase di trasparenza di ogni atto che si intenda
prendere sull’isola, superando l’attuale mancanza di trasparenza ormai arrivata
ai limiti dell’omissione degli atti di ufficio, tenendo conto dello
smascheramento delle Spa, o Srl che siano, anche a livello nazionale, in quanto strumenti
antidemocratici che tolgono ai cittadini il controllo sulla cosa pubblica e
che possono esporsi al rischio
“gelatina”. Un progetto paesistico,
realmente partecipato dal basso, e non teleguidato, è forse l’ultima
possibilità per evitare la “riminizzazione” della Palmaria e la sua banalizzazione
diffusa, come comporterebbe il rendere
“balneabile tutta la riva interna dell’isola, duplicano il fronte a mare
della Portovenere recente. crediamo che l’isola non si meriti questo affronto
fatto nell’interesse di pochi, e con la distruzione anche economica di un bene
che invece dovrebbe contribuire al
benessere, economico e d ecologico di tutta la popolazione. Un programma di
politica paesistica in tal senso, estensibile magari alla penisola e al Golfo,
è ancora possibile, basta volerlo.
PROF. GIORGIO PIZZIOLO - UNIVERSITA’
DI FIRENZE