venerdì 10 marzo 2017

Ancora Kipar

Abbiamo letto e apprezzato lo scritto di Pierpaolo Bracco, pubblicato su Il Secolo XIX l’1 marzo, sull’affidamento all’architetto Kipar dell’incarico di advisor tecnico per la “redazione di scenari di intervento e masterplan” nell’ambito del programma di valorizzazione conseguente alla cessione al Comune di Porto Venere di beni del Demanio sull’isola Palmaria.
L’ingegner Bracco è stato a suo tempo tra i fondatori e i più attivi animatori del Comitato per la Salvaguardia dell’isola Palmaria che dal 2008 cercò di contrastare la cosiddetta riqualificazione ambientale inventata quale contorno all’abbattimento dello Scheletrone. Lo scempio di quell’operazione è ben visibile a chiunque percorra il tratto di sentiero dal Terrizzo a Punta Beffettuccio, specialmente nel tratto Punta secca – Beffettuccio. 
 
Come scrive correttamente Bracco quello realizzato sull’isola non è in realtà il progetto Kipar, come possiamo facilmente dimostrare con i documenti in nostro possesso. Quello che oggi vediamo è il prodotto di una serie di modifiche e varianti apportate al progetto, non si sa a quale scopo né con quale spesa aggiuntiva. Modifiche che hanno per esempio portato la larghezza massima del percorso, prevista nel progetto a 140 cm, a 210 cm e hanno realizzato opere di urbanizzazione sotto il piano di calpestio (piano che ha raccolto anche, come una discarica, i detriti di risulta della demolizione dello Scheletrone)
Si disse che bisognava fare opere di urbanizzazione che soddisfacessero le sacrosante, nessuno di noi lo ha mai negato, necessità degli abitanti. Ma se gli abitanti dovevano essere i fruitori di queste reti come mai tali opere sono dirette anche verso una zona abitata solo dalle note caprette? E come mai, nonostante l’urgenza invocata allora, tutto è ancora non allacciato e si continua a parlare ancora oggi di necessità di realizzare infrastrutture?
Al termine dei lavori, nel 2012, l'opera, che aveva comportato l'impiego di denaro pubblico per un importo superiore ai 2,8 milioni, avrebbe dovuto essere assoggettata al collaudo, passaggio che avrebbe verificato la corrispondenza tra il progetto e la sua realizzazione. Questo fu "evitato" ripartendo la spesa in due tronconi inferiori ai 2 milioni e quindi da non sottoporre a verifica.
Non ci risulta (ma di fronte a smentita documentata ci scuseremmo con l’interessato) che l’architetto Kipar abbia preteso, a opera conclusa, una verifica sul grado di corrispondenza al suo progetto di quanto realizzato. Ci piacerebbe conoscere il suo pensiero. E ora che ritorna a occuparsi dell’isola verificherà quanto in suo nome è stato realizzato? Chiederà garanzie sulla realizzazione del nuovo progetto che si appresta a consegnare?
Noi cittadini soprattutto confidiamo di non trovarci, come allora, di fronte a un progetto che ci verrà magnanimamente illustrato a decisione già presa.
Quello che al momento sappiamo è che nell’ambito del Protocollo di Intesa per la valorizzazione dell’isola Palmaria è stata costituita una Cabina di regia a guida regionale e un Tavolo tecnico il cui coordinamento è affidato al Comune di Porto Venere. Al Tavolo dovrebbero essere portati, tramite un percorso partecipato, che da comunicazioni avute a suo tempo dall’Amministrazione Comunale avrebbe dovuto essere già partito, i contributi di associazioni e singoli cittadini. Vorremmo conoscere i motivi di questo ritardo e rimaniamo in attesa dell’avvio di questo passaggio fondamentale e indispensabile alla stesura del masterplan.






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