martedì 19 luglio 2016

Io ti do una cosa a te....

La nota che segue è stata condivisa dalle Associazioni e Comitati elencati in fondo e inviata come comunicato stampa ai giornali locali

La Regione Liguria ha varato una Delibera di Giunta che prevede l'elargizione di buoni carburante agli abitanti che sopportano nel proprio territorio l'impianto di rigassificazione di Panigaglia. Una prima immediata considerazione ci fa dire che non si capisce perché la Giunta abbia deciso di privilegiare solo una categoria di cittadini, i maggiorenni con patente, uno per famiglia e non abbia invece scelto una modalità che fosse un “risarcimento” per tutti.
Detto questo dobbiamo ancora una volta ricordare che il rigassificatore di Panigaglia è un impianto ad altissimo rischio di incidente rilevante, sottoposto quindi a particolari leggi e normative, anche europee, oltre che agli strumenti urbanistici vigenti.


Più volte ne abbiamo denunciato la pericolosità, non solo quella insita nello stabilimento, ma anche l'amplificazione derivante dall'effetto domino per la sua collocazione in un Golfo così antropizzato e sul quale insistono numerose e importanti attività.
Quando nel 2007 fu presentato il progetto di raddoppio, tutte le amministrazioni del Golfo e la Regione Liguria si schierarono contro l'approvazione del progetto. Da qualche mese si parla di una trasformazione dell'impianto in un modo che lo renderebbe ancora più pericoloso: uno small scale, cioè non solo impianto che rigassifica il GNL liquido e lo immette in rete ma anche distributore di GNL liquido con trasporto dello stesso via mare e via terra a un impianto di stoccaggio e distribuzione sempre interno al Golfo.
Già allo stato attuale l'impianto, oltre a essere in contrasto con tutti gli strumenti di pianificazione urbanistica, presenta molte carenze anche rispetto all'ultimo Dlgs 105/2015 sull' “attuazione della direttiva europea relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose”. Per esempio ha un Rapporto di Sicurezza non aggiornato da almeno 5 anni così come risale al 2008 il Piano di Emergenza Esterna che dovrebbe invece essere aggiornato ogni tre anni dopo consultazione della popolazione. Quest'ultimo aspetto è stato costantemente disatteso da gestori e amministratori: la popolazione, nonostante la convenzione di Aarhus ratificata dall'Italia nel 2005 dia precise indicazioni, non è mai stata coinvolta, non è mai stata informata sui comportamenti da tenere in caso di incidente, a meno che non si voglia considerare informazione l'esercitazione farsa del 2010 in cui, per favorire l'afflusso dei mezzi di soccorso era stata chiusa la strada, unico collegamento con la città, e l'unica informazione data ai cittadini riguardava l'orario dei battelli sostitutivi degli autobus.
Lo stesso Dlgs amplia la zona di attenzione intorno ad un impianto ad alto rischio portandola a “almeno 2 Km” dal confine dello stabilimento. Con questa prescrizione sarà difficile scrivere nel Piano di Emergenza Esterno, come è scritto in quello, scaduto, attualmente in vigore, che “non risulta la presenza di soggetti nelle zone di pianificazione”.
E' probabile che la Delibera della Giunta Regionale miri proprio ad aggirare queste difficoltà acquistando, nel senso letterale del termine, il parere favorevole della popolazione.
Troviamo politicamente ripugnante che si possa anche solo immaginare di mercificare e monetizzare la salute, la sicurezza e la stessa vita dei cittadini e del territorio.
Si sente spesso citare la “vocazione turistica del Golfo” che a nostro avviso è inconciliabile con la presenza e tantomeno con la prospettata trasformazione dell'impianto. Ci chiediamo se coloro che operano nel turismo e con i turisti, da chi lavora con le grandi navi da crociera, ai battellieri, al più piccolo bar o esercizio commerciale sappiano esattamente cosa ci aspetta.
Chiediamo con forza che in questo Golfo si attui un cambiamento di rotta, che la politica torni a occuparsi dei cittadini e del bene comune più prezioso che è la loro salute e il territorio in cui vivono.
Chiediamo che, invece di operare scelte irreversibili che comprometteranno il futuro del Golfo, si apra con ENI una trattativa per la riconversione dell'area tutelando i posti di lavoro e avviando una disamina sul futuro del Golfo anche nell'ottica di un progressivo abbandono delle fonti fossili.

Associazione Comitati Spezzini
Associazione Posidonia
Legambiente Circolo La Spezia
Italia Nostra La Spezia
Comitati del Levante
Comitato di Salvaguardia Ambientale delle Grazie
V.A.S. Verdi Ambiente e Società La Spezia

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