La nota che segue è stata condivisa dalle Associazioni e Comitati elencati in fondo e inviata come comunicato stampa ai giornali locali
La Regione
Liguria ha varato una Delibera di Giunta che prevede l'elargizione di
buoni carburante agli abitanti che sopportano nel proprio territorio
l'impianto di rigassificazione di Panigaglia. Una prima immediata
considerazione ci fa dire che non si capisce perché la Giunta abbia
deciso di privilegiare solo una categoria di cittadini, i maggiorenni
con patente, uno per famiglia e non abbia invece scelto una modalità
che fosse un “risarcimento” per tutti.
Detto questo
dobbiamo ancora una volta ricordare che il rigassificatore di
Panigaglia è un impianto ad altissimo rischio di incidente
rilevante, sottoposto quindi a particolari leggi e normative, anche
europee, oltre che agli strumenti urbanistici vigenti.
Più volte
ne abbiamo denunciato la pericolosità, non solo quella insita nello
stabilimento, ma anche l'amplificazione derivante dall'effetto domino
per la sua collocazione in un Golfo così antropizzato e sul quale
insistono numerose e importanti attività.
Quando nel
2007 fu presentato il progetto di raddoppio, tutte le amministrazioni
del Golfo e la Regione Liguria si schierarono contro l'approvazione
del progetto. Da qualche mese si parla di una trasformazione
dell'impianto in un modo che lo renderebbe ancora più pericoloso:
uno small scale, cioè non solo impianto che rigassifica il GNL
liquido e lo immette in rete ma anche distributore di GNL liquido con
trasporto dello stesso via mare e via terra a un impianto di
stoccaggio e distribuzione sempre interno al Golfo.
Già allo
stato attuale l'impianto, oltre a essere in contrasto con tutti gli
strumenti di pianificazione urbanistica, presenta molte carenze
anche rispetto all'ultimo Dlgs 105/2015 sull' “attuazione della
direttiva europea relativa al controllo del pericolo di incidenti
rilevanti connessi con sostanze pericolose”. Per esempio ha un
Rapporto di Sicurezza non aggiornato da almeno 5 anni così come
risale al 2008 il Piano di Emergenza Esterna che dovrebbe invece
essere aggiornato ogni tre anni dopo consultazione della popolazione.
Quest'ultimo aspetto è stato costantemente disatteso da gestori e
amministratori: la popolazione, nonostante la convenzione di Aarhus
ratificata dall'Italia nel 2005 dia precise indicazioni, non è mai
stata coinvolta, non è mai stata informata sui comportamenti da
tenere in caso di incidente, a meno che non si voglia considerare
informazione l'esercitazione farsa del 2010 in cui, per favorire
l'afflusso dei mezzi di soccorso era stata chiusa la strada, unico
collegamento con la città, e l'unica informazione data ai cittadini
riguardava l'orario dei battelli sostitutivi degli autobus.
Lo stesso
Dlgs amplia la zona di attenzione intorno ad un impianto ad alto
rischio portandola a “almeno 2 Km” dal confine dello
stabilimento. Con questa
prescrizione sarà difficile scrivere nel Piano di Emergenza Esterno,
come è scritto in quello, scaduto, attualmente in vigore, che “non
risulta la presenza di soggetti nelle zone di pianificazione”.
E' probabile
che la Delibera della Giunta Regionale miri proprio ad aggirare
queste difficoltà acquistando, nel senso letterale del termine, il
parere favorevole della popolazione.
Troviamo
politicamente ripugnante che si possa anche solo immaginare di
mercificare e monetizzare la salute, la sicurezza e la stessa vita
dei cittadini e del territorio.
Si sente
spesso citare la “vocazione turistica del Golfo” che a nostro
avviso è inconciliabile con la presenza e tantomeno con la
prospettata trasformazione dell'impianto. Ci chiediamo se coloro che
operano nel turismo e con i turisti, da chi lavora con le grandi navi
da crociera, ai battellieri, al più piccolo bar o esercizio
commerciale sappiano esattamente cosa ci aspetta.
Chiediamo
con forza che in questo Golfo si attui un cambiamento di rotta, che
la politica torni a occuparsi dei cittadini e del bene comune più
prezioso che è la loro salute e il territorio in cui vivono.
Chiediamo
che, invece di operare scelte irreversibili che comprometteranno il
futuro del Golfo, si apra con ENI una trattativa per la riconversione
dell'area tutelando i posti di lavoro e avviando una disamina sul futuro del Golfo anche nell'ottica di un progressivo abbandono delle fonti fossili.
Associazione
Comitati Spezzini
Associazione
Posidonia
Legambiente
Circolo La Spezia
Italia
Nostra La Spezia
Comitati del
Levante
Comitato di
Salvaguardia Ambientale delle Grazie
V.A.S. Verdi
Ambiente e Società La Spezia
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