Riceviamo
dalla nostra socia Nicoletta Pastorino questo scritto sui pericoli
connessi alla prospettata trasformazione del rigassificatore di
Panigaglia e, soprattutto, sul suo essere, anche allo stato attuale,
totalmente “fuori luogo”
Circa
un anno fa è comparsa sui giornali la notizia che era stato indetto
dalla Snam un concorso per uno studio di fattibilità riguardante la
trasformazione dell'attuale terminal di rigassificazione di
Panigaglia in deposito di GNL a scopo rifornimento navi militari e di
distribuzione commerciale.
Il
concorso è stato vinto nuovamente dalla società D'Apollonia e il
progetto è tuttora in fase di elaborazione.
In
questo frattempo si sono susseguiti sulla stampa articoli che hanno
appoggiato questa soluzione presentata come la giusta alternativa al
progetto di raddoppio della capacità del rigassificatore. Il
progetto di raddoppio, elaborato sempre dalla società D'Apollonia
qualche anno fa, è stato archiviato per ragioni di opportunità
economica visto l'andamento al forte ribasso dei prezzi del GNL che
ne avrebbero resa antieconomica la realizzazione.
In
questa altalena di possibilità, scelte di volta in volta con poca o
nulla considerazione dell'impatto fortemente condizionante
sull'ambiente e soprattutto della sua difficile reversibilità (come
dimostrano i fatti), non è mai stato, dal '68 ad oggi, considerato
prioritariamente l'aspetto della localizzazione che, a mio parere, è
la vera discriminante per qualsiasi decisione.
Al
contrario infatti del contesto ambientale presente nel lontano '68
quando venne costruito il primo insediamento della Snam nella baia di
Panigaglia, oggi la zona è densamente frequentata e offre località
conosciute e apprezzate per il turismo nautico oltre che per il
turismo tradizionale. Inoltre vi si intersecano attività
commerciali, turistiche, militari, di pesca e allevamento, tutte che
insistono sullo stesso bacino marittimo e stradale.
La
sospensione di ogni attività del terminal di rigassificazione ormai
in atto da più di quattro anni, ma che complessivamente dal '68 ha
riguardato più di venti anni, denuncia la difficoltà del
mantenimento e della gestione di un siffatto impianto e suggerisce,
al di là delle ragioni dichiarate, inquietanti interrogativi sulla
possibilità della coesistenza dello stesso con il contesto
circostante.
La
gestione economica, anche in fase di fermo impianto, facilitata da
automatiche ricariche in bolletta, ha però consentito che tutto il
meccanismo di sopravvivenza dell'impianto si autorigenerasse senza
alcuna verifica sul piano della effettiva convenienza e opportunità.
Ma,
come già detto sopra, in questi anni di inattività c'è stato nella
zona uno sviluppo parallelo di quelle attività e iniziative più
consone e naturali in questo Golfo così bello, non per nulla
conosciuto ovunque come Golfo dei Poeti.
Qui
rimane comunque in piedi un impianto non funzionante da anni, ma che
proprio per questo costituisce una mina vagante per gli interrogativi
sulle possibili evoluzioni del suo utilizzo.
Oltre
l'inopportunità evidente di collocare un enorme distributore di GNL
o di raddoppiare la capacità delle gasiere e le quantità di gas per
la rigassificazione in una baia così bella, confinante con un Parco
Regionale e con un Sito Unesco, vanno soprattutto considerate le
ragioni di sicurezza.
E'
chiaro che un hub per il rifornimento militare e civile di queste
dimensioni costituisce un obiettivo sensibile per ogni tipo di azione
terroristica. Inoltre aumentando molto il numero delle operazioni
legate alle singole forniture di gas aumenterebbero nella stessa
proporzione le possibilità di incidenti ipotizzando anche scenari
apocalittici. Teniamo presente che il tratto di mare in cui si
svolgerebbero le operazioni di movimentazione del GNL è anche quello
di entratta nel canale navigabile per il porto della Spezia, militare
e civile turistico commerciale.
Se
poi esaminiamo la possibilità, prevista dal progetto, di trasporto
su gomma del GNL, questo dovrebbe svolgersi obbligatoriamente in un
tratto di strada, la vecchia Napoleonica, quanto mai angusto,
tortuoso e trafficato, privo di viabilità alternativa fino a Spezia.
Ne
emerge quindi un qualdro di grandi ristrettezze di spazi, grandi
densità di traffici anche pericolosi, che in occasione di eventi
calamitosi potrebbero veramente portare ad un caos e una paralisi
generale.
La
prospettiva è reale e facilmente ipotizzabile al di là di
fantasiose soluzioni o di inverosimili valutazioni.
Credo
di interpretare il pensiero di molti concittadini affermando che
questa scelta sarebbe veramente “fuori luogo” proprio nel senso
letterale del termine. Mi auguro che prevalga il buon senso al di là
di ipotesi che nascondono pericoli e insidie molto grandi,
sproporzionate rispetto ai benefici apportati.
Il
Golfo della Spezia merita scelte appropriate alla sua bellezza e ad
una straordinaria collocazione a margine di una delle coste più
belle e suggestive d'Italia e che proprio per questo attira
visitatori da tutto il mondo.
Bisognerebbe
quindi in tutte le scelte riguardanti questo territorio tenere conto
di questo perché anche economicamente potremmo averne ritorni
importanti
Nessun commento:
Posta un commento