martedì 16 ottobre 2012

PROGETTO PER LA DIGA FORANEA DEL GOLFO Motto: ”MIRAGGIO”

Si è concluso con la scelta e la presentazione presso il Porto Mirabello del progetto vincitore, il bando di concorso promosso dall’Autorità Portuale della Spezia per la riqualificazione della diga foranea. Gli architetti Marinaro, Micarelli e Pizziolo avevano inviato la lettera che leggete sotto per spiegare perché questa ulteriore chiusura del Golfo della Spezia era ed è secondo loro improponibile



Una richiesta contraddittoria.
Nel bando di concorso per la sistemazione della diga foranea del Golfo, vi è una richiesta contraddittoria, poiché da un lato si richiede che il progetto sia sostenibile e dall’altro si indicano degli obbiettivi e degli interventi assolutamente improponibili dal punto di vista ambientale e paesaggistico, sia in sé sia nei confronti del sistema Golfo.
Tale contraddizione è così forte che rende impossibile anche la possibilità di partecipare con un progetto alternativo, che pure abbiamo in un primo tempo preso in considerazione,  ma che sarebbe risultato talmente lontano dalle richieste da risultare completamente estraneo al bando, tutto spostato su un’altra lunghezza d’onda. 
Ci siamo limitati allora a fare presente con questa lettera le motivazioni della grande inopportunità delle  richieste del Bando, che, sebbene a qualcuno potrà essere sembrato di grande fascino, in realtà, approfittando della bellezza residuale di questo ultimo angolo del Golfo, ne promuove la distruzione definitiva

Perché la stessa richiesta del bando è inaccettabile.
Il sistema Golfo, dal punto di vista della cementificazione delle sue rive, all’interno della diga foranea, vede già i tre lati della città e della portualità costituire un continuum rigidissimo, una vera  e propria barriera, un muro invalicabile che verrà ulteriormente rafforzato e strutturato dalle diverse ipotesi di Water Front.
estremità di levante - situazione attuale
Questa barriera nega gli accessi al mare della città, che rimane in gran parte dietro il muro stesso, e ancora di più nega ogni possibilità di scambio ecologico tra colline e Golfo, che invece era la caratteristica ecologica, strutturale e paesistica del Golfo di Spezia. La distruzione dell’ecotone tra terra e mare, tra colline e golfo è il più grave delitto ecologico portato sistematicamente avanti in questi ultimi decenni, e recentemente sempre più accelerato. Altro che Water Front!
Inevitabilmente, le conseguenze sul piano paesaggistico di queste politiche territoriali sono altrettanto devastanti di quelle ambientali, con un golfo che ha perso i suoi mitici e splendidi caratteri, e con una città relegata in un fondo cieco, sempre più separata dal mare.
Per non parlare dello specchio d’acqua ormai intercluso e stagnante, dai fondali melmosi e avvelenati e le acque sempre più ferme per l’inerzia delle correnti e sotto la spada di Damocle di dragaggi di canali e simili.
 In questo quadro così preoccupante e ampiamente oltre i limiti della sostenibilità del “sistema golfo”, andare a proporre l’infrastrutturazione marittima, la cementificazione o comunque l’infrastrutturazione pesante della diga e il banchinamento  a fini nautici di tutta la struttura diga stessa, significa chiudere il quarto lato del rettangolo portuale – urbano, significa creare una sorta di “quadrilatero del cemento, dell’inquinamento” con al centro delle acque stagnanti, estremamente inaccettabile, sia dal punto di vista di una città di mare sia dal punto di vista dell’ecologia di un ecosistema come è il golfo.
Infatti la chiusura del quarto lato ha un effetto moltiplicatore, perché oltre all’errore in sé nei confronti della Diga, completando il disegno degli altri tre lati produce un effetto moltiplicatore micidiale e disastroso.
Ciò vale anche per l’aspetto paesistico, che ripercorre tutte le alterazioni sopradette e che in più inserisce l’altro fattore che un certo tipo di progettualità aggressiva ha già anticipato alcuni anni fa, e che è quello della messa fuori scala del paesaggio dell’intero Golfo, che verrebbe comandato, come è di moda, da disegni tanto invasivi quanto banali.

Di fronte a questi errori e a questa impostazione così aggressiva, ipotizzare un contro-progetto sobrio, gentile, effimero, magari anche un po’ poetico,  certo era possibile, ma era del tutto astratto e inconcludente.

Meglio allora evidenziare la situazione e proporre di cambiare radicalmente il bando andando in questa direzione:
proporre il risanamento del Golfo, in ogni suo aspetto, a partire dalle acque, e contemporaneamente dalle relazioni terra-mare, iniziando proprio dalla diga, dalle sue acque, dai suoi allevamenti e da quelli limitrofi, dalle sue relazioni con Le Grazie, con Lerici e con la città, facendo diventare la diga una sorta di laboratorio sperimentale del risanamento del Golfo, non edificato ma di riferimento delle diverse azioni, un MIRAGGIO dei nuovi paesaggi e della nuova città del Golfo possibile e partecipata, verso una CITTA’-PAESAGGIO
Perché infatti un bando di questo tipo potrebbe sollecitare la partecipazione attiva della popolazione interessata.

La Spezia, 29  4  2012
Giorgio Pizziolo, Rita Micarelli, Ludovica Marinaro

Il concorso si è concluso e c’è un progetto vincitore, un progetto definito “minimalista” che è stato anche contestato da altri partecipanti che avrebbero forse preferito un progetto di trasformazione radicale della diga mentre, a loro dire, la giuria ha premiato la linea del non-intervento, lasciando “inalterato lo skyline della diga alta appena due metri che viene sommersa più volte l’anno”.
Sulle colonne de Il Secolo XIX è intervenuto anche l’architetto Raggi che ha definito “insensato e rivelatore di una insensibilità profonda per i caratteri ambientali e paesaggistici del Golfo” ed ha prefigurato una “perdita dei residui valori paesaggistici ancora salvi”.
Il progetto c’è, riguarda la parte di levante della diga, prevede una piazza centrale, tre spiagge, tre pontili per l’approdo di barche e vaporetti, e due piscine.
Perché le piscine? Perché, come scritto nello stesso bando dell’Autorità Portuale, le acque intorno alla diga NON sono balneabili e non è chiaro attraverso quali valutazioni, come riportato dall’assessore Savoncelli, “dal 2012 la regione Liguria ha individuato la diga foranea quale sito balneabile”.
In uno studio dell’ICRAM pubblicato nel marzo 2005 e intitolato “Progetto preliminare di bonifica dell’area marina inclusa nella perimetrazione del sito di bonifica di interesse nazionale di Pitelli”, che non ci risulta sia stato mai smentito né applicato, viene descritto il grave stato di inquinamento del Golfo della Spezia. Per il testo integrale vi rimandiamo qui a Note di Marco Grondacci. Noi chiudiamo facendo nostra una domanda di Grondacci ai Sindaci, al Presidente dell’Autorità Portuale , all’Arpal e all’Asl:  “ci volete spiegare se ci sono dei rischi sanitari e ambientali, ci volete spiegare lo stato di diffusione dell'inquinamento, in altri termini ci volete spiegare se il "potenziale ecotossicologico"  di cui scriveva ICRAM è solo potenziale e fino a che punto? Ci volete spiegare quanto inizierà la bonifica del nostro golfo?” 
Insomma, aggiungiamo noi, volete finalmente occuparvi della salute di noi cittadini?

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